due diligence aziendale e tutela ambientale

Due diligence e tutela ambientale: novità dall’UE

La Commissione Europea rilancia gli obiettivi del Green Deal e formalizza la “Proposta di DIRETTIVA DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO relativa al dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità”, che riguarda, in particolare, la compliance delle “catene globali del valore” in cui operano le grandi società commerciali dell’Unione Europea. Intanto, la Germania brucia le tappe e approva una legge nazionale sulla diligenza dovuta aziendale nelle catene di approvvigionamento, che entrerà in vigore il 1 gennaio 2023. Quello che si delinea è il diritto ambientale del terzo millennio, un diritto sempre più interconnesso con quello d’impresa, alla perenne ricerca di un bilanciamento di interessi con quest’ultimo.

Indice

Due diligence e tutela ambientale: la proposta di direttiva della Commissione

Le ragioni della proposta: l’inefficacia dell’azione volontaria delle imprese

Due diligence e tutela ambientale: la centralità del versante aziendale nelle politiche pubbliche

Due diligence e tutela ambientale: la legge tedesca

Il diritto ambientale prossimo venturo: il cuore del diritto del terzo millennio

Due diligence e tutela ambientale: la proposta di direttiva della Commissione

La condotta delle società in tutti i settori dell’economia è fondamentale per il successo degli obiettivi di sostenibilità dell’Unione, in quanto le imprese dell’Unione, in particolare quelle di grandi dimensioni, dipendono dalle catene globali del valore. Tutelare i diritti umani e l’ambiente va anche nell’interesse delle società, in particolare alla luce delle crescenti preoccupazioni espresse dai consumatori e dagli investitori in merito a tali questioni.

Le norme internazionali vigenti in materia di condotta d’impresa responsabile specificano che le società dovrebbero tutelare i diritti umani e stabiliscono le modalità con cui dovrebbero inserire la protezione dell’ambiente in tutte le attività che svolgono e le catene del valore cui partecipano. I principi guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani riconoscono la responsabilità delle società di esercitare la diligenza in materia di diritti umani individuando, prevenendo e attutendo gli impatti negativi delle loro attività sui diritti umani e rendendo conto delle modalità con cui parano tali impatti.”

Sono estratti da alcuni dei primissimi “considerando” della Proposta di Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa al dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità, approvata nel febbraio scorso.

All’articolo 4 della futura direttiva, si legge che “gli Stati membri provvedono a che ciascuna società eserciti il dovere di diligenza in materia di diritti umani e di ambiente.”

All’articolo 5, “gli Stati membri provvedono a che ciascuna società integri il dovere di diligenza in tutte le politiche aziendali e abbia predisposto una politica del dovere di diligenza.”

Le ragioni della proposta: l’inefficacia dell’azione volontaria delle imprese

Quelle, forse, più rilevanti, però, sono le motivazioni di fondo che la Commissione adduce nel primo punto della Relazione introduttiva al testo normativo in questione, al punto 1, Contesto della proposta – Motivi e obiettivi della proposta.

E’ il caso di riportare integralmente i due paragrafi della relazione, perché sono illuminanti.

Per lo più le società di grandi dimensioni ricorrono sempre più a processi di diligenza, in quanto possono offrire loro un vantaggio competitivo 7 . Questa linea risponde anche alla crescente pressione esercitata dal mercato sulle società affinché agiscano in modo sostenibile, in modo da poter scongiurare rischi reputazionali indesiderati nei confronti dei consumatori e degli investitori, sempre più consapevoli degli aspetti legati alla sostenibilità. Tuttavia tali processi si basano su norme volontarie e non creano certezza del diritto né per le società né per le vittime in caso di danni.

L’azione volontaria non sembra aver portato a miglioramenti su vasta scala in tutti i settori e, di conseguenza, si osservano, sia all’interno che all’esterno dell’Unione, esternalità negative derivanti dalla produzione e dal consumo dell’UE. Alcune società dell’UE sono state associate a impatti negativi sui diritti umani e a impatti ambientali negativi, anche nelle catene del valore cui partecipano Gli impatti negativi comprendono, in particolare, questioni relative ai diritti umani quali il lavoro coatto, il lavoro minorile, l’inadeguatezza delle condizioni di igiene e sicurezza sul lavoro, lo sfruttamento dei lavoratori, e impatti ambientali quali le emissioni di gas a effetto serra, l’inquinamento o la perdita di biodiversità e il degrado degli ecosistemi.”

Due diligence e tutela ambientale: la centralità del versante aziendale nelle politiche pubbliche

E’ l’ennesima conferma che quello aziendale è uno dei fronti più nevralgici, forse il più nevralgico, per la sfida della sostenibilità; e che, quindi, le relative politiche pubbliche – nazionali e soprattutto unionali – prestano la massima attenzione a questo ambito.

E’ una tendenza normativa che va studiata e discussa in modo approfondito.

Ed è sostanzialmente – anche se in un contesto nazionale, peraltro di carattere giudiziario – la stessa tendenza che emerge da una recente ricerca del dipartimento di Scienze Giuridiche “Cesare Beccaria” – Sezione di Scienze penalistiche- dell’Università Statale di Milano relativa all’applicazione del decreto legislativo 231\2001 e ai relativi procedimenti penali che vedono coinvolti gli enti, la quale attesta che la tipologia di reati più contestati alle persone giuridiche è quella dei reati ambientali.

Due diligence e tutela ambientale: la legge tedesca

Per non dire, tornando in ambito europeo, della Germania, che ha anticipato l’applicazione di quella direttiva, approvando la legge sulla dovuta diligenza aziendale nelle catene di approvvigionamento (Lieferkettensorgfaltspflichtengesetz, LkSG), che entrerà in vigore il 1° gennaio 2023, finalizzata a spingere le aziende tedesche a garantire il rispetto dei diritti umani e la protezione dell’ambiente. Emblema ulteriore dell’importanza strategica della materia rispetto agli obiettivi di sostenibilità.1

Il diritto ambientale prossimo venturo: il cuore del diritto del terzo millennio

Insomma, quello che si va delineando, almeno su scala europea, pare lo scheletro del diritto ambientale del futuro prossimo.

Un diritto ambientale che sarà intrecciato in modo strutturale con il diritto dell’impresa, nel suo complesso, con il quale dovrà interagire in chiave di sistematica ricerca di bilanciamento di interessi e di punti di equilibrio.

Un diritto che, a quanto pare, necessita ancora delle sue fonti principali in normative pubbliche e cogenti e che, in ogni caso, dovrà diventare patrimonio comune, o quantomeno terreno di interesse, non solo degli addetti ai lavori giuridici, ma anche degli addetti ai lavori industriali.

Un diritto ambientale che, per tutte queste ragioni, costituirà una componente centrale di tutto il diritto del terzo millennio.2

28\10\2022

Avv. Stefano Palmisano

 

Per consulenze e assistenza legale in materia di normativa ambientale: palmi.ius@avvstefanopalmisano.it

 

2Allo stato attuale del diritto penale ambientale, con particolare riferimento ad alcuni ambiti cruciali come i nuovi delitti contro l’ambiente, i reati in materia di rifiuti e la responsabilità diretta degli enti e delle persone giuridiche, l’autore di questo articolo ha dedicato un Master da lui tenuto e organizzato da Ascheri Academy, di Londra: http://www.avvstefanopalmisano.it/master-in-diritto-ambientale-e-delleconomia-circolare/